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Tra storia e orgoglio: l'epopea marinara della Repubblica di Pisa

Fra il 1000 ed il 1400 la città visse il suo momento di massimo fulgore. Tra vittorie militari ed influenze culturali e commerciali, Pisa ha lasciato il segno in tutto il Mediterraneo

'Urbis me dignum pisane noscite signum'.

'Riconoscetemi come il degno simbolo della città di Pisa': per circa quattro secoli il motto dei cittadini pisani è stato questo. Parole che trasudano orgoglio e senso di appartenenza a quella che era, a tutti gli effetti, una vera potenza militare, commerciale e culturale del Medioevo. Dopo la caduta dell'impero romano, la città non andò incontro alla rovinosa decadenza di gran parte della penisola, ma anzi, facendo perno su alcune peculiarità del proprio territorio, riuscì ad imporsi in gran parte del bacino del Mediterraneo come forza dominante.

1. La salvezza dall'acqua

Fondata dagli Etruschi in una posizione strategica per la difesa del territorio dalle incursioni dei liguri, e vantaggiosa per gli scambi commerciali con le odierne Volterra, Populonia e Bologna, la città passò poi sotto al dominio romano, arrivando ad ottenere nel 1° secolo a.C. lo status di colonia romana, potendo così godere di una maggiore autonomia. Dopo la caduta dell'impero romano Pisa riuscì a contenere la crisi sfruttando la ricchezza del territorio circostante alla città, che offriva numerosi sbocchi al mare e siti ottimali per il commercio marittimo e fluviale. Proprio in virtù della predisposizione all'acqua, Pisa sviluppò un sistema avanzato di flotte militari e civili che fu il traino dell'espansione irresistibile che proiettò la città in tutto il Mediterraneo.

Già nel 900 le navi militari pisane davano battaglia alle imbarcazioni dei pirati saraceni, contribuendo a far conoscere lo stemma con la caratteristica croce fin sulle coste dell'odierna Tunisia. Proprio da una di queste spedizioni di liberazione dal pericolo arabo e saraceno la flotta portò a Pisa l'oro necessario all'erezione di quella che poi è passata alla storia come Piazza dei Miracoli. Nel 1063 venne infatti saccheggiata la base araba di Palermo, che venne spogliata degli ori e dei marmi riutilizzati per l'erezione della cattedrale.

2. Le Baleari, la Corsica, la Sardegna

Dai ripetuti scontri con i pirati e le flotte arabe Pisa ereditò il controllo di vaste porzioni di territorio in tutto il Mediterraneo. Nel 1052 conquistò la Corsica, e nel 1115, con il supporto del conte di Barcellona ed un contingente provenzale, assunse il controllo dell'arcipelago delle Baleari. Il ruolo di Pisa divenne centrale anche nelle dinamiche politiche che intercorrevano fra il papato ed il Sacro Romano Impero. Nel 1081 ottenne dall'imperatore Enrico IV il diritto ad eleggere i propri consoli, mentre nel 1092 venne elevata al rango di sede arcivescoville per decreto di papa Urbano II.

A seguito di questi due prestigiosi riconoscimenti, la città poté iniziare a governarsi attraverso un Consiglio degli Anziani, dietro la concessione da parte dell'arcivescovo e del visconte imperiale. Nel frattempo sui mari continuavano le schermaglie e gli scontri con i saraceni, favoriti anche dall'alleanza stretta con il nascente Regno dei Normanni in Sicilia, volto a contrastare i potentati arabi sull'isola e sulle coste africane.

3. Le Crociate e le concessioni commerciali

Nel 1099 il mondo cristiano formò un vasto ed eterogeneo contingente per riconquistare Gerusalemme e riconsegnare ai fedeli la Terra Santa. Anche Pisa prese parte alla spedizione, sbarcando sulle coste della Palestina per portare rifornimenti all'esercito crociato. Guidato dall'arcivescovo Daiberto (futuro patriarca di Gerusalemme), il drappello pisano nel corso del suo tragitto per mare saccheggiò alcune navi e città dell'impero bizantino. Dopo la fine dello scontro armato la Repubblica aprì delle sedi commerciali in Siria, Libano e ovviamente Palestina.

Tali insediamenti godevano di concessioni speciali erogate dai regnanti del luogo, che permettevano ai pisani installatisi sul posto di usufrire di numerosi diritti e protezioni. Antiochia, Acri, Giaffa, Tripoli di Siria, persino Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Cesarea e Gerusalemme: in tutti questi centri nevralgici del commercio e del potere Pisa aveva delle colonie forti e ben radicate. In particolare la Repubblica riuscì ad intessere degli ottimi rapporti con l'impero bizantino, al punto da ottenere la concessione di un intero quartiere all'interno di Costantinopoli: dentro a San Pietro 'dei Pisani' si stima abitassero circa mille coloni.

4. Espansione e rivalità 

Nel corso del 1100 Pisa ampliò il controllo dei territori circostanti alla città, sfruttando anche il potere arcivescovile: venne inglobata il Valdarno inferiore e la Valdera, arrivando a sud sino a Piombino. Nel mentre però cresceva la rivalità con la vicina Lucca, ma soprattutto con Genova. L'ostilità nacque dai comuni interessi delle due repubbliche nei confronti delle coste francesi della Provenza: il primo scontro ufficiale è datato 1119, quando una flotta genovese assaltò delle galee commerciali pisane che stavano rientrando in porto. Gli scontri non furono però mai combattuti a viso aperto, ma piuttosto attraverso scorrerie piratesche in mare aperto.

Pisa partecipò anche ad alcune spedizioni imperiali contro la Repubblica di Amalfi, arrivando addirittura a saccheggiare le navi ormeggiate nel porto della città campana. Il prestigio pisano continuò presso la soglia imperiale continuò a crescere grazie a queste imprese, al punto che a più riprese diversi imperatori concessero diritti commerciali e giurisdizioni da Civitavecchia a Portovenere, su Palermo, Trapani, Messina, Salerno, Napoli. Questi accordi però non fecero altro che accrescere il risentimento delle città vicine, come Lucca e Firenze, che ambivano ad uno sbocco sul mare indipendente. E ovviamente con Genova, unica rivale in grado di impensierire militarmente e commercialmente Pisa. Ancora una volta gli oggetti del contendere erano le rotte per il sud della Francia, i possedimenti in Sardegna e Corsica, e le concessioni sulle coste del sud Italia.

Non paga della grande influenza ottenuta sul Tirreno, Pisa tentò anche una penetrazione nel mar Adriatico. Qui si trovò di fronte lo sbarramento costituito dalla Repubblica di Venezia, con la quale venne raggiunto un accordo di pace - in funzione antigenovese - soltanto nel 1206.

5. Protezione imperiale, scomunica papale. E la sconfitta della Meloria

Nonostante un successivo accordo di pace con Genova, continuavano a non mancare i motivi di rivalsa e invidia delle città rivali nei confronti di Pisa, confermata dall'Impero come uno dei propri centri di potere più importante. Nel 1241 la Repubblica distrusse una flotta genovese al largo dell'isola del Giglio, facendo circa un migliaio di prigionieri. Tra questi c'erano anche due cardinali e molti vescovi diretti a Roma: la reazione del papato fu di scomunicare la città per l'affronto subito. La decisione venne revocata soltanto nel 1257.

Pisa poteva godere di un dominio e di un'influenza politica, militare e commerciale pari soltanto a quella dell'omologa Repubblica di Venezia. Ma nel 1284 la flotta incappò nella disastrosa sconfitta della Meloria, al largo del Porto Pisano (situato nell'odierna periferia nord di Livorno). Subito dopo, nel 1290, una spedizione punitiva distrusse proprio il porto, e nel 1324 la Repubblica perse il controllo della Sardegna dopo un confronto con il Regno di Aragona. Se, però, da una parte il potere marittimo aveva subito durissimi colpi, lo stesso non si poteva dire per il controllo della terraferma. Nel 1315 Pisa riuscì ad infliggere una dura sconfitta a Firenze nella battaglia di Montecatini, arrivando addirittura a cingere d'assedio la città rivale qualche decennio dopo. La reazione fiorentina fu violenta, e nello stesso anno (1364) misero su un contingente armato che sconfisse Pisa alle porte di Cascina.

6. Il tradimento e la conquista fiorentina

Dopo le sconfitta della Meloria e di Cascina il declino per Pisa fu inevitabile. Le pressioni esterne, sia sul mare che sulla terraferma, da parte delle eterne rivali Genova e Firenze si fecero di anno in anno sempre più gravose. La città ed il suo popolo resistettero fieramente pur di conservare la loro indipendenza, con l'obiettivo di ridare slancio ai commerci ed al potere militare della Repubblica. Non fu però dello stesso avviso Giovanni Gambacorta, Capitano del Popolo e guida politica della città. Sfinito e spaventato dai continui pericoli, il nobile pisano nel 1406 accettò il pagamento di 50.000 fiorini d'oro e tradì l'intera popolazione consegnandola a Firenze. La città rivale poté così coronare l'ambizione di sconfiggere Pisa non già con uno scontro armato, ma con la corruzione e l'inganno.

I primi anni del dominio fiorentino furono durissimi, con i conquistatori impegnati a soffocare il desiderio di indipendenza della popolazione pisana. Moltissime famiglie della classe dirigente cittadina, per sfuggire all'oppressione fiorentina, si trasferirono in tutta la penisola. Nel segreto le poche famiglie nobili pisane rimaste all'interno delle mura provarono ad ordire dei piani di rivolta, ma riuscirono a concretizzarli soltanto nel 1494, in concomitanza con l'arrivo in Italia del re di Francia Carlo VIII. L'8 novembre, sfruttando l'arrivo del regnante in città, la popolazione si sollevò e riuscì a scacciare tutte le autorità fiorentine.

Per anni Pisa si ritrovò a respingere i ripetuti assalti di Firenze e dei suoi alleati, sfruttando a fasi alterne i più disparati supporti: Venezia, Milano, Lucca, Genova, l'impero, i Borgia ed il papato. Si provò a prendere la città sia con degli assedi militari, sia per fame. Ma la popolazione riuscì a resistere con orgoglio e tenacia sino al 1509. Quell'anno Firenze ottenne la neutralità sulla questione di Francia e Spagna, dopodiché isolò completamente Pisa dalle risorse circostanti. L'Arno venne sottoposto a blocco, gli approvvigionamenti provenienti da Lucca Genova bloccati sulla Versilia. La popolazione, stremata da quindici anni di guerra e assedi continui, dovette capitolare. L'8 giugno 1509 il contingente fiorentino poté così entrare all'interno delle mura cittadine da conquistatori, ponendo definitivamente fine all'epopea della Repubblica di Pisa.


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