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'Sei di Pisa se...': 10 elementi distintivi del pisano DOC

Aneddoti, modi di dire, usanze e costumi che nel tempo si sono radicati nello stile di vita della città della Torre pendente

"Ah sei di Pisa? Allora dimmi 'la coca cola con la cannuccia corta corta'!". Quante volte vi sarà capitato di sentirvi fare questa richiesta dopo aver avuto un dialogo con un estraneo, magari in vacanza, e aver detto di provenire dalla città della Torre pendente? Puntualmente la risposta di ogni buon pisano è la solita: "A Pisa non si aspira la 'C'. Quello si fa a Firenze. A Pisa si toglie direttamente". Con tanto di malcelata insofferenza nei confronti di un luogo comune che con Pisa, la sua storia ed il suo dialetto non ha niente a che vedere.

Ma quali sono allora i luoghi comuni che caratterizzano la cultura, le usanze e i costumi della città adagiata sulle sponde dell'Arno?

1. 'Meglio un morto in casa...'

Il più celebre motto ripetuto più e più volte a Pisa e dai pisani, in diversi frangenti, è 'Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio'. con la classica aggiunta 'Che Dio ti accontenti'. Questo proverbio riscuote l'affetto della cittadinanza, ma forse non tutti conoscono la sua origine. Al riguardo ci sono almeno due correnti di pensiero, simili per alcuni aspetti ma differenti per altri. Quasi all'unanimità si concorda sul fatto che il detto derivi dallo scarso feeling fra Pisa e Lucca al tempo dei fasti della Repubblica Marinara rossocrociata. Pisa per potenza militare, economica e culturale non aveva rivali in Toscana, e spesso le sue scorribande sulla terraferma si dirigevano verso i ricchi territori della lucchesia. Gli abitanti di queste zone erano terrorizzati dai soldati della Repubblica, al punto da preferire un morto nella propria famiglia piuttosto che la presenza del nemico alla porta di casa.

Nella seconda corrente di pensiero invece il proverbio affonda le sue radici nell'attività esattoriale che i funzionari della Repubblica conducevano nei territori di Lucca e dintorni. Lo statuto amministrativo di Pisa prevedeva l'esenzione dei dazi da pagare a quelle famiglie che avessero avuto nell'anno solare un grave lutto familiare. Da qui la preferenza a dare l'estremo saluto ad un caro invece di pagare le tasse ai dominatori pisani.

2. "Era meglio la Luminara dell'anno scorso"

Dall'epoca moderna a oggi, un vero pisano non può definirsi tale se ogni anno non si lamenta per l'organizzazione, la ressa, gli schiamazzi, i lumini e gli eccessi della serata della Luminara. Ogni 16 giugno si rinnova il patto di gratitudine, rispetto, devozione della città nei confronti del suo santo patrono: San Ranieri. E ogni anno, in questa data, oltre centomila persone si radunano sui lungarni, con il naso all'insù, ad osservare lo spettacolo delle migliaia di lumini accesi e appesi sulle mura dei palazzi che si affacciano sull'Arno con le caratteristiche impalcature chiamate biancherie.

Una volta terminato lo spettacolo dei fuochi d'artificio, il pisano si guarda intorno e alla fidanzata, moglie o al gruppo di amici con cui si è ritrovato sul lungarno dice: "Era meglio la Luminara dell'anno scorso. C'erano più lumini accesi e i fòi (pisano stretto, sostitutivo di fuochi) erano più belli e rumorosi". Ma prima di arrivare a questa affermazione, sempre il pisano si lancia nella consueta sequela di frasi rituali. Ad esempio: "Ecco dove vanno tutti i soldi delle multe!", riferendosi ai fuochi d'artificio. Oppure: "Voglio compra' il croccante co' brigidini (che vengono chiamati anche cicalini, soprattutto fra la popolazione più anziana)". E ancora: "Ma l'addormentasòcere (arachidi, o nocciole, o mandorle caramellate) non le vuoi?". E infine: "C'è più gente dell'anno scorso, non ci si rigira! Sono appiccicato dall'afa che c'è!".

3. I 100 giorni all'esame

Uno dei momenti di aggregazione più frequentati dai giovani studenti pisani dei licei e degli istituti superiori è il centesimo giorno che separa dall'esame di maturità. Quasi tutti gli studenti vivono questa giornata come un appuntamento con un costume che si ripete ogni anno. Il programma della giornata prevede: pellegrinaggio di classe al santuario di Montenero (Livorno), voto scritto sul bagnasciuga della spiaggia di Tirrenia, cento giri intorno al Battistero in piazza dei Miracoli e la carezza alla lucertola raffigurata sul portone principale di accesso al Duomo. Saltare anche uno solo di questi passaggi potrebbe portare a non superare l'esame di maturità, oppure tagliare il traguardo con un voto minore rispetto a quanto sperato e auspicato.

4. Le dita del diavolo

Una delle leggende più conosciute a Pisa, e diffusa anche fra tutti i turisti che quotidianamente affollano piazza dei Miracoli, è quella che lega il Duomo al diavolo. Sul lato nord della cattedrale si possono vedere tanti piccoli fori che partono dal tetto e scendono giù lungo i diversi ordini di colonne per arrivare fino al basamento della costruzione. La leggenda narra che il diavolo si arrampicò lungo il muro del Duomo, quando era ancora un cantiere, per impedire che venisse edificato. La forza divina e l'intercessione della Madonna riuscirono però a scacciare il maligno, il quale prima di essere strappato via dalla fiancata lasciò il suo marchio indelebile. Chiunque si soffermi davanti al muro nord della cattedrale (dovuti forse all'erosione della pietra da parte delle piogge acide succedutesi nel corso dei secoli?) non riesce a contare per due volte consecutive lo stesso numero di fori. Provateci!

5. Non contare i piani né salire sulla Torre

Pisa è città universitaria di grande tradizione. E come spesso accade, la storia si è mescolata con il mito, traducendosi in una serie di credenze e dicerie che con il tempo si sono diffuse in tutta la popolazione dell'ateneo. Due di queste leggende sono legate alla Torre più famosa del mondo. Entrambe hanno come comune denominatore la laurea finale: una impone agli studenti di non contare i piani, mentre l'altra vieta di salire sulla sommità durante il percorso di studi. Infrangere uno di questi due divieti impedisce allo studente di raggiungere la laurea.

6. Gli archi nemici di compiti ed esami

Altri luoghi di Pisa presentano delle leggende legate al percorso scolastico ed universitario degli studenti della città. Via Lalli è attraversata dalla cinta muraria medievale, che presenta un arco per far transitare la carreggiata e due archi più piccoli ad uso pedonale. Gli studenti della vicina Scuola Media Fibonacci che attraversano queste aperture non devono parlare: pena un brutto voto al primo compito in programma.

Gli studenti di Giurisprudenza invece, per riuscire a superare gli esami del percorso di laurea, devono tassativamente evitare di attraversare il cortile interno del Palazzo della Sapienza, e percorrere per intero il perimetro del colonnato per recarsi nell'aula desiderata.

7. Il Pisa e Romeo

Molti sport hanno cercato, nel corso degli anni, di attecchire e portare successi e fortune a Pisa. Ma da 109 ce n'è uno in particolare che si è diffuso in tutta la popolazione, trovando continui consensi ed un bacino inestinguibile da cui attingere. E' il calcio, che ha avuto la fortuna di essere trainato da un fenomeno sociale, oltre che sportivo, di eccezione: il Pisa. In tutte le famiglie della città e della provincia, in ogni generazione, c'è stato, c'è e ci sarà almeno un componente che frequenta assiduamente lo stadio cittadino per assistere dal vivo alle partite dei nerazzurri. E quando il tifoso va allo stadio a Pisa non dice 'Vado allo stadio a vedere il Pisa'. Il tifoso nerazzurro afferma: "Vado all'Arena!". Quasi come se l'Arena Garibaldi, con i suoi ottanta e passa anni di storia, fosse la migliore amica con la quale trascorrere bei momenti. 

E nei 109 anni di storia di calcio nerazzurro c'è un solo altro personaggio che si è guadagnato l'amore incondizionato di migliaia di tifosi, anche da parte delle generazioni che non hanno vissuto direttamente la sua epoca. E' Romeo Anconetani, il 'Presidentissimo' che trascinò il Pisa Sporting Club in un'avventura lunga 16 anni sui palcoscenici della Serie B e della Serie A dei campioni del mondo, tra il 1978 ed il 1994. Il presidente per tutti è 'Romeo': un amico di famiglia, un punto di riferimento per tutti i tifosi e per il calcio pisano.

8. Melone o popone?

Anche alcuni cibi a Pisa non hanno il nome comune che viene utilizzato nel resto d'Italia, ma vengono chiamati con espressioni tipicamente locali. Ad esempio il melone, frutto estivo per eccellenza, viene più comunemente indicato come 'popone'. Ed il 'melone', specie nelle generazioni più anziane, altro non è che la mortadella. Un altro cibo tipico pisano e di tutta la Toscana è la schiacciata. Questo alimento non esiste al di fuori della regione, né per il nome né soprattutto per la ricetta: è un prodotto tipico, che viene erroneamente confuso e accomunato con la focaccia, conosciuta in tutto il resto dell'Italia. E quando si cucina un bell'arrosto domenicale per tutta la famiglia, quale migliore spezia del rosmarino per insaporire la carne? Nelle famiglie pisane DOC questa pianta si chiama 'ramerino', addirittura 'tramerino' per i cultori del vernacolo.

9. Tirrenia e Marina

Sporcizia, scarsa manutenzione, gestione approssimativa, costi, folla, scomodità. Ma la spiaggia di Tirrenia e gli scogli di Marina da sempre rappresentano l'estate dei pisani. Dalla fine del mese di maggio (con le aggiunte dei vari 25 aprile, 1 maggio e week end primaverili con temperature 'tropicali') la città si trasferisce sul suo litorale per la stagione balneare. Ogni anno le lamentele delle persone che affollano i bagni e le spiagge libere si ripetono come una litania: troppo sporco, poche attrazioni per i più giovani e le famiglie, costi esorbitanti degli stalli a pagamento. Ma i pisani non rinuncerebbero mai ad una domenica vissuta gomito a gomito con altre migliaia di persone con la canicola estiva che incendia sdraie, ombrelloni e 'ghiacciaine', nelle quali sono custoditi i panini, le birre ed i piatti freddi portati da casa.

10. Come Pisa "un ce n'è"

Le mete per le vacanze sono tantissime. Nel corso degli anni si sono moltiplicate a dismisura grazie ai voli low cost e alle occasioni last minute offerte da tutti gli operatori di viaggio. Ma i pisani di ritorno dalle ferie, una volta rimesso piede nella loro piazza dei Miracoli, abbagliati dalla maestosa presenza della Torre, del Duomo, del Battistero e del Camposanto, esclamano: "Belle tutte le altre città, ma come Pisa un ce n'è!".


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