Cronaca

Esternalizzazioni Toscana Aeroporti, i lavoratori del 'Galilei': "Perderemo i diritti ottenuti negli anni"

I dipendenti dello scalo pisano intervengono esponendo il loro punto di vista sulla questione della cessione dei servizi di handling e security

Sulla questione della esternalizzazione dei servizi negli scali aeroportuali di Pisa e Firenze, riceviamo e pubblichiamo la lettera dei dipendenti dell'Aeroporto 'Galilei' in risposta alle dichiarazioni del presidente di Toscana Aeroporti Marco Carrai.

"Egregio Signor Presidente, a fronte di quanto esposto nella Sua lettera del 27 ottobre, ci permetta di esprimere le nostre perplessità riguardo all’esternalizzazione dei servizi di handling, da lei ben descritta e, che secondo le dichiarazioni apparse su varie testate giornalistiche si rende necessaria in virtù di una Legge europea risalente al 1999.
Sembra che, dopo quasi un ventennio, sia improvvisamente e nel più breve tempo possibile, arrivato il momento di rispettarla. La stessa Direttiva non obbliga però Toscana Aeroporti a liberarsi del Servizio Security, per permettere l’ingresso a terzi nella gestione di un settore che nasce a seguito di un decreto ministeriale, ed è soggetto a una rigida regolamentazione, emanata da ENAC. Nulla impedisce che il suddetto possa continuare a essere gestito da Toscana Aeroporti così com’è stato finora.

Il settore viene periodicamente sottoposto a certificazioni, audit interni ed esterni e a ispezioni a carattere nazionale e europeo e deve rispondere a degli standard per garantire la sicurezza dei passeggeri che decidono di salire su un aeromobile, e come Ella ben saprà, alla luce degli atti di terrorismo ormai all’ordine del giorno non è cosa di poco conto sebbene nella Sua lettera non si faccia alcun accenno. Ci consenta di affermare che, nell’aeroporto di Pisa, il ramo aziendale sopracitato è in possesso di un’alta professionalità ottenuta grazie a anni di sacrifici e requisito necessario per essere svolta.

Consapevoli dei risultati ottenuti da Toscana Aeroporti in soli due anni, crediamo sia doveroso, innanzitutto, un ringraziamento ai dipendenti tutti, che di essa facciamo parte e che con il nostro impegno e la nostra dedizione abbiamo contribuito a far raggiungere. La cessione ad un nuovo partner porterebbe inevitabilmente ad una deresponsabilizzazione da parte di Toscana Aeroporti come conseguenza della perdita del controllo dei servizi stessi e lascerebbe mano libera ai nuovi padroni di gestire i lavoratori divenuti loro dipendenti. Entrare a far parte di un’altra società vuol dire sottostare a nuove regole e perdere tutti i diritti che negli anni siamo riusciti a ottenere; sarebbe come ripartire da zero annullando decenni di investimenti personali e collettivi.
Nessuna società deciderebbe di accaparrarsi un gruppo di lavoratori accettando di rispettare le stesse condizioni economiche precedenti alla cessione; e la Legge lo consente. Pertanto il requisito di solidità che vi assumete di verificare non basta.
Un abbassamento del costo del lavoro provocherebbe semplicemente una perdita di qualità dei servizi oltre che un futuro incerto per centinaia di famiglie.

Quanto agli investimenti, da Lei menzionati, non siamo a conoscenza di impedimenti che abbiano ostacolato l’attuazione degli stessi nel Terminal di Pisa, al contrario sappiamo bene quali siano quelli che non permettono la costruzione di una nuova pista a Firenze. L’aeroporto Galilei presenta ancora oggi le infrastrutture di quando il numero dei passeggeri non superava i due milioni. Questa realtà obbliga quotidianamente noi lavoratori a dover operare in aree ristrette, sporche e a dir poco fatiscenti. La demolizione, probabilmente onerosa, avvenuta l’anno scorso, della vecchia area Cargo al posto della quale sarebbe dovuto nascere il nuovo Terminal Passeggeri, ha dato vita ad un’opera di asfaltatura di un piazzale ad oggi inutilizzato. Il tanto declamato aumento di posti di lavoro si è, quindi, reso necessario in virtù di un altrettanto aumento dei passeggeri. Noi dipendenti abbiamo dovuto intraprendere un percorso di lavoro lungo almeno 7/8 anni per potere raggiungere un minimo di stabilizzazione e grazie al costante impegno professionale e ai sacrifici fatti, spesso sottraendo del tempo alle nostre famiglie, abbiamo mostrato un forte attaccamento alla nostra occupazione e all’azienda per la quale lavoriamo e desideriamo continuare a lavorare. Vorremmo anche noi brindare per i risultati ottenuti e non assistere inermi alla sicura e immotivata distruzione di tutto il nostro operato".


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