Salute

Ritorno al lavoro dopo le ferie, lo psicologo: "L'abbattimento è utile per ripartire"

Molto spesso l’ansia provocata dalla fine dell’estate e dal rientro dalle vacanze è vista come un problema patologico. Conversando con Adriano Del Rosso, psicologo e psicoterapeuta, emerge un altro modo di guardare a questo fenomeno

Settembre. Un mese che per la maggior parte delle persone fa coincidere la fine dell'estate con il termine delle vacanze e di un regime lavorativo più blando rispetto alla normale routine. Una routine che si ripresenta in tutta la sua pesantezza, con le ansie, le preoccupazioni ed i carichi di lavoro da sostenere e sopportare per il resto dell'anno. Molti esperti si sono dilungati sul tema del rientro sul luogo di lavoro dopo la pausa imposta dalle ferie, soffermandosi sugli aspetti più importanti dello stacco mentale vissuto durante l'estate. Adriano Del Rosso, psicologo e psicoterapeuta, ci spiega quali sono i percorsi migliori per vivere con serenità e positività questo periodo dell'anno, e quali sono invece le cose da evitare assolutamente.

1. Dare semplici consigli è riduttivo

Molto spesso chi si ritrova alle prese con il rientro in ufficio, in officina o in qualsiasi luogo di lavoro deve convivere con la nostalgia delle vacanze appena concluse e con l'ansia di dover riprendere la consueta routine quotidiana. Uno scoglio che provoca malessere e scoramento, indicati erroneamente come una patologia da risolvere con rimedi farmacologici e consigli univoci e confezionati 'a catena'. "La mente umana non è un supermercato - afferma Del Rosso - dove si trova la soluzione tutti i nostri problemi, qualsiasi essi siano; e anche se così fosse, sarebbe il caso di dubitarne. La mente ha bisogno di espandersi, e i consigli in genere hanno l'effetto contrario, quello di intorpidirla, e con ciò anche la capacità di pensare e risolvere i problemi diminuisce. Per questo consigliare in genere non aiuta nessuno". Secondo lo psicologo pisano esistono invece delle scelte, delle opzioni da valutare e approfondire, per capire quale possa essere la strada migliore da intraprendere per poter vivere al meglio tutti gli impegni che caratterizzano la vita di un individuo.

2. Il paradosso del consiglio

"Esistono diversi filoni e differenti metodi di approccio alla questione dello stress imposto dal ritorno al lavoro - argomenta lo psicologo - uno di questi corrisponde ad una metodologia prettamente medica, per la quale ad un problema corrisponde una patologia da risolvere attraverso un farmaco ed una cura specifica”. Secondo Adriano Del Rosso questa soluzione può ritenersi valida in campo medico, anche se non tiene conto delle specificità che ciascuna persona presenta. Si arriva così al paradosso del consiglio preconfezionato: “Molto spesso chi si rivolge ad un esperto alla ricerca di un consiglio definito e applicabile immediatamente lo fa per evitare di pensare realmente al suo problema. Applicando alla lettera il consiglio ricevuto, la persona mette da parte le proprie sensazioni, non riflette sul percorso che sta facendo, spinto esclusivamente dal desiderio di raggiungere l'obiettivo finale”.

3. Aprire la mente alla riflessione

Il passaggio da una situazione di relativo relax a quella di impegno e ritorno alla routine può far emergere stati d'animo di disagio che non devono essere demonizzati. L'adattamento comporta una piccola riorganizzazione di sé, secondo Del Rosso. "La vita è un evento dinamico che richiede continui aggiustamenti - prosegue lo psicoterapeuta - e le sensazioni e i sentimenti che affiorano anche in queste circostanze vanno interpretati come segni della possibilità di ridefinire la propria organizzazione interna. Naturalmente se l'intensità del disagio è molto alta può diventare un campanello di allarme che ci sta indicando che il nostro equilibrio richiede anche l'aiuto di qualcuno che ci possa aiutare a ritrovarlo. Più spesso sono normali segnali del nostro dinamismo e della nostra sensibilità ai cambiamenti".

4. Relax e lavoro: un'integrazione possibile

"E' lecito che chi si accinge a tornare al lavoro pensi a ciò che lascia dietro di sé - commenta Del Rosso - poiché generalmente le vacanze e le ferie estive sono un momento di relax, di svago. In estrema sintesi stiamo parlando di due aspetti della vita, quello dedicato al riposo e allo svago, e quello dedito al lavoro, che dovrebbero essere sentiti come integrati e dove l'uno si arricchisce dell'altro. Questa integrazione è possibile se questi aspetti di sé si incontrano e non rimangono totalmente separati gli uni dagli altri". "I sentimenti che proviamo al ritorno (fatica, lieve abbattimento, ecc.) ci danno la possibilità di costruire un ponte tra queste due condizioni che così potranno integrarsi", aggiunge lo psicologo.

5. L'abbattimento non è una psicopatologia

"Viviamo in un contesto sociale che scoraggia la possibilità di entrare in contatto con questo tipo di sentimenti, e che promuove l'idea che è importante in generale l'essere felici", commenta Adriano Del Rosso. "La maggior parte dei consigli preconfezionati prendono a metro di paragone le esperienze di altri, indicando la 'strada' da percorrere senza tenere conto che ogni persona è diversa ed il modo di arrivarci deve essere personale. Provare dei momenti di scoramento, di abbattimento o di disagio, se questi sentimenti non hanno la caratteristica di essere cronici e permanenti, sono anzi utili e ci permettono di adattarci ad aspetti diversi della vita", conclude lo psicologo pisano.


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